Il Ticino osserva silenzioso luoghi, cose e persone mentre scorre nella rinnovata Darsena e si incanala nei Navigli di Milano; gli basta poco per lasciarsi alle spalle la confusione della città scivolando lento tra i campi e i boschetti della campagna milanese.
Da secoli i Navigli scalfiscono come una retta la pianura tra Milano e Pavia incedendo lentamente ma inesorabilmente per tornare alla fine a tuffarsi nelle acque del Ticino. Nel mezzo ci sono boschetti di faggi, risorgive, campi di riso e cascine che in secoli di storia hanno visto passare popoli e dominazioni. Luoghi perfetti per una gita fuori Milano alla ricerca di tranquillità, natura e cultura che vedono in Morimondo – già famosa per la sua Abbazia – il cuore e punto di partenza di una giornata all’insegna del buon vivere.
La Strada dei 5 Colori e la Fondazione Ca’ Granda
Sono stata invitata a Morimondo dalla Fondazione Sviluppo Ca’ Granda: dal 2015 la Fondazione gestisce il patrimonio rurale dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano che per secoli, a partire dal 1500, è stato il destinatario di lasciti e donazioni dei milanesi. Nel 1561 infatti, Papa Pio IV decise di cedere all’Ospedale – l’unico nella zona che accoglieva e curava i più poveri – le terre fino ad allora di proprietà dell’Abbazia; da quel momento sono stati molti i cittadini delle più varie estrazioni sociali a contribuire all’opera della Ca’ Granda.
La Strada dei Cinque Colori è l’evento organizzato per far riscoprire agli abitanti di Milano e del circondario le loro terre, un percorso tra i rossi mattoni delle cascine, il verde della vegetazione, l’azzurro dell’acqua, il giallo del sole, il bianco del riso e del latte che in queste zone vengono coltivati o prodotti.
Ripercorrendo la mia esperienza alla Strada dei Cinque Colori vorrei darvi un bellissimo spunto per una gita fuori Milano in ogni stagione.
A piedi o in bicicletta a Morimondo
Le due ruote mi danno sempre un senso di libertà e felicità soprattutto qui ed ora, sarà per quel vento fresco che sa di fine estate ed inizio autunno che mi inonda la faccia e i capelli. Inizia così la mia gita a Morimondo, a tutta velocità lungo una stradina asfaltata che ben presto si fa di sassi.
I nuvoloni sopra la testa sono ciccioni e bianchi e creano forme curiose che durano il tempo di uno sguardo e ne assumono altre l’attimo dopo.
La prima tappa della mia gita di oggi è una risorgiva in un boschetto tra i campi: lascio la bici a terra come fanno i bambini che corrono curiosi verso nuove scoperte e mi addentro tra gli alberi. Acqua limpidissima scorre briosa nel fontanile (il canale artificiale) così cristallina che l’istinto è quello di infilarci le mani a coppa e berne un pochina. Purtroppo un plotone di zanzare mi ha preso di mira, scappo da quel groviglio di alberi e torno alla luce del sole, inforco nuovamente la bici e inseguo il corso del fontanile tra i campi osservando le nuvole che si specchiano vanitose.
Il silenzio che caratterizza questi luoghi è un sollievo per l’udito e per l’anima: il ronzio del vento e il tremolio della bicicletta sono l’unica colonna sonora. Mi meraviglio a contemplare i colori della natura e di una pianura non piatta e monotona bensì variegata di mille sfumature: dal verde al marrone passando per il giallo, posso contare un’infinità di toni diversi che sicuramente domani saranno ulteriormente differenti in un ciclo continuo che segue il corso delle stagioni.
Nuovamente con i piedi a terra mi addentro in un tunnel di fronde e rami. Pochi metri ed inaspettato appare il Ticino immerso in un paesaggio lussureggiante dove le foglie si specchiano e le alghe emergono dall’acqua conferendole un colore smeraldo. Due ragazzi pagaiano in una canoa, simili a due indiani. Salgo a bordo di quel mezzo che traballa incerto e mi lascio trasportare in un mondo etereo dove il silenzio viene rotto solo dallo sciabordio delle pagaie e dal flebile battere d’ali di libellule dalla livrea blu notte.
Come risvegliata da sogno riemergo dal boschetto e torno sulla strada a caccia di nuvole.
Con il mio zainetto sulle spalle mi sembra di essere in gita scolastica; chiudo gli occhi e mi vedo a mangiare un panino con il prosciutto all’ombra di un albero, ma quando li riapro sono a Cascina Lasso di fronte ad un tagliere di salumi e formaggi ed un risotto ai funghi fumante… Mi gusto la realtà e la genuinità di questi prodotti locali a km zero prima di risalire in sella e ripartire in esplorazione. Non parto senza aver prima fatto un saluto ai maiali pigri nella stalla, ai cavallini e agli animali da cortile.
Ancora campi, ancora nuvole, ancora riso.
Raggiungo il piccolo borgo di Fallavecchia, un centro rurale risanato dagli inizi del Novecento dalla Ca’ Granda dove per lungo tempo i contadini hanno vissuto in condizioni difficili affrontando la miseria e la povertà. Mi lascio trasportare nella sua storia lunga e lontana che risale ai longobardi, passando per i miracoli della Madonna con Bambino che troneggia nella Chiesa di San Giorgio… Mi riportano alla realtà i muggiti delle mucche le cui stalle si affacciano sul cortile principale del borghetto.
Attualmente ci sono due cascine operative a Fallavecchia dove si coltivano cereali ed ortaggi e si allevano gli animali: per chi cerca prodotti freschi lontano dai reparti frigo dei supermercati l’occasione di una gita fuori Milano è quello che serve per un po’ di shopping genuino.
Il cielo si specchia vanitoso lungo il Naviglio di Bereguardo mentre torno verso Morimondo dopo aver visitato la Cascina Nuova di Campagna.
E’ proprio tra Fallavecchia e questa vecchia cascina in disuso sorta come grangia, luogo dove i monaci dell’Abbazia conservavano i prodotti agricoli, che scopro tanto della storia del territorio ascoltando aneddoti su monaci, fittavoli e la Ca’ Granda stessa.
A Cascina Nuova di Campagna tra vecchi mattoni, ragnatele, scuri graffiati e travi mangiate dal tempo si conserva meglio di altri edifici l’oratorio dedicato a Sant’Anna, una delle tante chiesette che i monaci avevano disseminato nella campagna per garantirsi un luogo sacro di preghiera ovunque essi si trovassero.
Come un cerchio che si chiude termino la mia gita fuori Milano a Morimondo, dove tutto è cominciato.
Il paese è vitale oggi, forse più del solito animato dalle bancarelle di artigianato e dalle persone giunte dalla città per riscoprire la Strada dei Cinque Colori. Supero un arco – quello che probabilmente proteggeva l’Abbazia dai visitatori indesiderati – ed eccola lì, la vedo ergersi nello splendore dei suoi mattoni rossi, l’Abbazia di Morimondo. All’interno regna il silenzio della preghiera, all’esterno sul prato gli schiamazzi e le risa di chi si gode la serenità di una giornata di festa in mezzo alla natura.
Alzo gli occhi verso i nuvoloni bianchi che mi hanno seguita per tutta la giornata e che non mi abbandonano nemmeno quando, seguendo controcorrente lo scorrere del Naviglio, torno verso il traffico della città ed il tran tran della vita di tutti i giorni.
Informazioni utili
Per scoprirne di più sulla Fondazione Sviluppo Ca’ Granda, le sue attività ed i progetti in corso visitate il sito ufficiale.
Cascina Lasso è sia agriturismo che azienda agricola: ci potete andare per fare un buon pranzo, per acquistare prodotti di filiera corta (anzi cortissima) o per partecipare agli eventi che organizzano.
Se vi tenta l’idea di provare la canoa sul Ticino rivolgetevi all’ASD AqQua.
Che bel post! Molto liberatorio sostituire il cemento con la natura. Anche da noi, poco fuori città, ci si può immergere nella natura boscosa ed un pò selvaggia. Quando il clima lo permette, muoversi in bicicletta è davvero piacevole!
Ciao Sabrina! Grazie mille ^_^
Avremmo tutti bisogno di più momenti in mezzo alla natura… che sia in bici, a piedi, a cavallo o in qualsiasi altro modo! 😀
A presto e buoni viaggi
Vale