Trovare spunti di architettura contemporanea a Venezia sembra non essere così semplice.
Venezia è un gioiello adagiato sulla laguna dove ogni mattone, bricola e lastra di marmo raccontano storie che potrebbero intrattenerci per ore trasportandoci in epoche lontane. La città merita di essere preservata per questo i vincoli delle belle arti proteggono e regolano le modifiche ed ammodernamenti alle strutture esistenti, al contempo la città per la sua conformazione – a differenza di altre città ricche di storia come Roma e Firenze – non ha grandi spazi per ampliarsi ulteriormente, se non spostandosi in periferia sulla terraferma.
E’ dunque naturale come il binomio “arte ed architettura” a Venezia non ci faccia venire in mente strutture futuristiche e nomi di grandi architetti contemporanei ma evochi piuttosto le forme lisce delle statue di Canova, le pennellate di Tiepolo, Bellini e Tiziano. Le opere d’arte di questi artisti vissuti nell’epoca d’oro della Repubblica di Venezia sono tuttora conservate in palazzi sontuosi come il Museo Correr, Cà Rezzonico o tra le sale lussuose del Palazzo Ducale. Se sei interessato a questi e ad altri luoghi scrigno dell’arte e dell’architettura
veneziana, ti consiglio di approfondire leggendo questo articolo di Expedia che delinea un itinerario nella Venezia antica. quello che vorrei fare io qui invece è portarti tra l’architettura contemporanea di Venezia.
Architettura contemporanea a Venezia dagli anni ’50 ad oggi
Nomi famosi dell’architettura dagli anni ’50-’60 ad oggi hanno lasciato la loro orma ponendo la firma su progetti innovativi che hanno portato – a volte con critiche – una brezza di freschezza tra le calli e i campi di Venezia. Qui di seguito ti porto a scoprire le architetture contemporanee di Venezia. Te le elenco in ordine cronologico, dalla più “vecchia” alla più recente, architetture che puoi visualizzare anche nella mappina qui sotto indicate in viola.
Fondazione Querini Stampalia

La Fondazione Querini Stampalia è una fondazione culturale di Venezia che, raccogliendo il lascito di Giovanni Querini Stampalia morto senza eredi nella seconda metà dell’Ottocento, è oggi sede di una biblioteca ed un museo dove vengono realizzate mostre temporanee, in particolare di arte contemporanea.
La sede della fondazione si trova nel Sestiere di Castello, in Campo Santa Maria Formosa, ed è proprio la sua sede che è uno tra gli interessanti spunti dell’architettura contemporanea di Venezia. Tra il 1961 e il 1963 l’Architetto Carlo Scarpa si è occupato della ristrutturazione di parte del piano terra e del giardino per renderli più funzionali alle nuove esigenze della Fondazione e restaurarli a seguito dei danni provocati dal tempo e dall’acqua alta.
Chi visita la Fondazione Querini Stampalia trova il segno lasciato da Carlo Scarpa nel ponte d’accesso (ingresso campiello Querini), nella scala d’accesso alla biblioteca, nell’aula espositiva Gino Luzzato (dove sorgeva il portego originario) e nel giardino.
La firma dell’architetto si riconosce nelle linee semplici, nelle geometrie e nell’utilizzo di alcuni materiali come il calcestruzzo (che noterete se avete avuto modo di visitare altre sue opere, come Tomba Brion o la Gipsoteca Canoviana), al contempo Scarpa non dimentica di creare una continuità materiale e concettuale tra l’edificio e la città. Lo fa utilizzando elementi che da sempre la caratterizzano: la pietra d’Istria, il marmo, il legno del ponte d’ingresso, le tessere vitree nella vasca d’acqua in giardino.

Sono due gli aspetti che trovo più interessanti di questo luogo: il primo riguarda l’acqua e il secondo il giardino della Fondazione.
L’architetto lascia che l’acqua – elemento primario di Venezia, suo fascino e sua rovina – entri nell’edificio: un sistema di gradoni in pietra difende ma allo stesso tempo permette in maniera controllata l’accesso della laguna nel piano terra.
Il giardino della Fondazione invece ha ai miei occhi il fascino che condivide con buona parte dei giardini veneziani: mi ricorda le atmosfere narrate nel libro “Il giardino segreto” di Burnett.
E’ possibile visitare la Fondazione Querini Stampalia pagando un biglietto d’ingresso che dà accesso al Museo, all’Area Scarpa e alle Aree Espositive.
Informazioni su prezzi e mostre in corso sul sito ufficiale.
Negozio Olivetti

Ci spostiamo in Piazza San Marco seguendo l’estro dell’Architetto Carlo Scarpa. Affacciato su quella che è l’unica piazza di Venezia c’è il Negozio Olivetti, un piccolo spazio all’ombra delle Procuratie Vecchie che lo stesso Adriano Olivetti volle fortemente come vetrina per i propri prodotti e la cui progettazione degli spazi interni affidò a Carlo Scarpa nel 1957.
Nonostante le dimensioni ridotte gli spazi sono stati sfruttati al meglio: la luce proviene dalle grandi vetrate sui due lati mentre gli alti soffitti hanno permesso di ricavare un secondo piano raggiungibile mediante una grande scala centrale a gradoni sospesi progettata da Scarpa stesso. All’interno prevale il marmo bianco con inserti in vetro di Murano dei colori del blu, giallo e rosso. L’arredamento è semplice ed essenziale e l’intenzione sembra essere quella di lasciare che siano i prodotti esposti i protagonisti: bellissime macchine da scrivere Olivetti che sono oramai veri e propri oggetti di design 100% Made in Italy.
Il negozio Olivetti è aperto al pubblico e visitabile a pagamento tutti i giorni escluso il lunedì. La proprietà è delle Assicurazioni Generali che hanno affidato la gestione al FAI dopo un restauro avvenuto nel 2011 che ha riportato il negozio all’antico splendore.
Punta della Dogana – Centro d’Arte Contemporanea – François Pinault Foundation
Punta della Dogana a Venezia si trova in una delle zone che preferisco (se si può scegliere una zona preferita in questa incredibile città) che è il Sestiere di Dorsoduro. E’ un triangolo di terra che separa le acque del Canal Grande da quelle del Canale della Giudecca, da sempre un crocevia, punto di arrivo e di partenza di merci, nell’antica città del doge. Nel 2009 Punta della Dogana ha aperto le sue porte come Centro d’Arte Contemporanea – François Pinault Foundation dopo un importante intervento di restauro opera dell’archistar Tadao Ando.
L’architetto giapponese, conosciuto per i suoi progetti moderni e l’utilizzo di materiali innovativi, prima di iniziare i lavori ha fatto un attento studio sulla location, sul suo ruolo nella storia della città e sul modo migliore per far convivere a Punta della Dogana storia e innovazione attraverso l’architettura. Questo ha comportato il recupero completo delle facciate originali esterne, tanto che a vederla da fuori si fatica ad immaginare la modernità racchiusa all’interno. Varcato l’ingresso subito salta all’occhio la commistione di passato e futuro: le pareti in mattoni che si alternano a quelle in calcestruzzo, le finestre a mezzaluna offrono visioni bellissime sul paesaggio cittadino circostante e le opere d’arte moderna trovano il loro contesto ideale nelle sale ampie, ariose e luminose che presentano elementi di ieri e di oggi.
Punta della Dogana è aperta tutti i giorni escluso il martedì, informazioni su costi e orari al sito ufficiale.
Ponte della Costituzione

Il Ponte della Costituzione, meglio noto come ponte di Calatrava dal nome dell’architetto che l’ha progettato, è croce e delizia per i cittadini di Venezia.
Quarto ponte sul Canal Grande dopo il Ponte di Rialto, il Ponte degli Scalzi ed il ponte dell’Accademia, il Ponte della Costituzione è stato inaugurato nel 2008 da un progetto dell’Architetto spagnolo Santiago Calatrava. La costruzione dalla struttura in vetro ed acciaio collega l’area della Stazione Santa Lucia a Piazzale Roma e fin da quando è stato inaugurato è stato oggetto di pesanti critiche da parte dell’opinione pubblica per gli altissimi costi di costruzione e i problemi connessi (dalla messa in funzione dell’ovovia per i portatori di handicap al materiale stesso utilizzato, il vetro, ritenuto poco funzionale e addirittura pericoloso in una città fortemente umida come Venezia).
Critiche a parte, il Ponte della Costituzione di Calatrava entra a pieno diritto nella lista delle architetture contemporanee di Venezia.
Fondaco dei Tedeschi
Uno dei più recenti interventi di recupero degli ultimi anni a Venezia è il Fondaco (o Fontego) dei Tedeschi, situato ai piedi del ponte di Rialto. Questo grande palazzo dalla pianta rettangolare costruito nel 1200 ha svolto varie funzioni: inizialmente utilizzato come luogo di commercio e stoccaggio delle merci dai mercanti del nord Europa durante la Repubblica, con Napoleone divenne una dogana, mentre dal Ventennio fascista ai giorni nostri è stato sede delle poste.
Acquistato dalla famiglia Benetton ed inaugurato nel 2016, il restauro dell’edificio è stato affidato allo Studio di architettura OMA dell’architetto olandese Rem Koolhaas per riconvertirlo in un centro commerciale di lusso nel cuore della città.
L’edificio, soprattutto esternamente ma anche internamente, ha mantenuto molto della sua struttura originale: varcato l’ingresso ci si ritrova nel cortile interno dove tra i tavoli del moderno bar è ancora presente l’antica vera da pozzo. Da qui è impossibile non alzare lo sguardo meravigliati per osservare i tre piani di terrazze ad archi che circondano tutti e quattro i lati del cortile e dai quali si accede ai negozi di brand famosi che un tempo erano magazzini per le merci.
Il tetto del cortile è una struttura in acciaio e vetro sulla cui terrazza in legno (accessibile gratuitamente ma su prenotazione attraverso il sito) è possibile salire per godere di incredibili visuali sul Canal Grande e la città.
Pensandoci bene alla fin dei conti, considerate le limitate dimensioni della città, bisogna ammettere che la presenza di interventi di architettura contemporanea a Venezia ha un peso importante. C’è da immaginarsi che tale peso sarà sicuramente destinato a diventare più forte in futuro perché, se è vero che è importante preservare l’esistente, è altrettanto fondamentale innovare affinché Venezia continui ad essere una città viva e vivibile, non un inanimato museo a cielo aperto.
* Articolo in collaborazione con Expedia*
Immagine in copertina credits Trazus (Flickr)