L’idea di svegliarmi presto per vedere l’alba mi entusiasmava da morire, ma quel sabato alle 5.00 del mattino dentro il camper faceva tanto freddo, io avevo un sacco di sonno e l’idea di uscire dalle copertine calde era un pensiero che cercavo di allontanare con tutte le forze.
Ma fuori, nel parcheggio alla base della funivia del Col Margherita, sul Passo San Pellegrino in Val di Fassa, era già tutto un andirivieni di automobili, un vociare di persone alternato ai fischi e alle indicazioni dei parcheggiatori. Non sarei riuscita a riaddormentarmi. E comunque non avrei potuto rinunciare allo spettacolo del sole che sorge in quota in occasione dei Suoni delle Dolomiti.
Vestiti a cipolla noi, e con un pile nello zaino trovato per puro caso (e per fortuna) in un armadio per proteggere la piccola Lola dal freddo, abbiamo raggiunto il copioso gruppetto di persone che come noi aspettavano la funivia per salire fino al Col Margherita dove alle 6 del mattino, dopo il sorgere del sole, avrebbero suonato i corni della Scala.
Dopo essere saliti nella grande cabina in meno di due minuti eravamo sul Col Margherita. Le uniche a rendersi conto del dislivello notevole che avevamo percorso – circa 600 m – erano le nostre orecchie tappate.

Siamo arrivati in cima che il sole stava già facendo capolino tra le montagne: il contrasto delle rocce scure, in ombra, con quella palla infuocata che emergeva dall’orizzonte frastagliato faceva brillare gli occhi.


Io non so come altro descrivervi quel momento se non dicendo che mi mancava il fiato.
L’aria era frizzante e profumata di mattino e di rugiada. Respiravo a pieni polmoni ma il petto mi faceva quasi male tanto ero colpita da quella bellezza incommensurabile che mi circondava.
La discesa fino all’anfiteatro che ospitava i Suoni delle Dolomiti è stata lenta: ci siamo goduti ogni singolo passo, ogni piccolo raggio di sole che piano piano raggiungeva i nostri corpi intirizziti e li scaldava prima tiepidamente, poi intensificando il suo tocco di calore mano a mano che i minuti scorrevano.
Abbiamo preso posto su una roccia fredda e umida: a sinistra il sole che ci colpiva la faccia, davanti a noi un piccolo palco con i suonatori di corno, e tutt’intorno tante e tante persone stese sulle loro coperte, arrotolate nei sacchi a pelo, abbracciate a godersi lo spettacolo.


Berretti in testa, sciarpe, giacche a vento e pile. Faceva tanto freddo ma quando la musica ha iniziato a infondersi nell’aria, le montagne dietro ai musicisti colorarsi di un giallo arancione intenso e l’altipiano assumere i toni del verde acceso ce ne siamo un po’ dimenticati.
Questi Suoni delle Dolomiti per me sono stati pura poesia: la poesia della musica, ma soprattutto la poesia delle montagne, perché sarò sincera, senza nulla togliere alla bravura dei musicisti, per me avrebbe potuto suonare chiunque e sarebbe stato bello uguale, perché quelle montagne, con il colore dell’alba, le ombre e le luci del mattino, il loro essere montagne in sé e di per sé erano più che sufficienti.


Vorrei farvi sentire l’emozione che ho nel cuore tutte le volte che ci ripenso, non credo che ci riuscirò, quindi vi lascio sentire qualche nota di quella mattina, ripresa in un video fatto con l’Iphone che non rende per niente ma che forse potrà darvi l’idea di ciò che intendo.
Ti adoro e adoro il tuo blog.
Mi accomuna a voi l’instancabile voglia di viaggio, di scoperta e soprattutto apprezzo la particolare gioia nell’assaporare il momento e nel saperlo trasmettere emozionando.
Ho preso spunto dal tuo blog per caso per visitare la Puglia in camper e i tuoi consigli sono stati preziosi. Tra un po’ parto per la Toscana, ma sfoglio le tue pagine e avrei voglia di andare anche in Croazia, in Umbria, in Austria …
dapperttutto e sempre …
Grazie per l’energia che trasmetti con sintesi ed efficacia
Grazia
Grazia grazie! 😀
E’ bellissimo leggere tutto questo, sono felice che quello che scrivo possa essere d’aiuto ed ispirazione ad altre persone!
Non smettiamo mai di sognare e viaggiare! 🙂