Itinerario a Fossalta di Portogruaro tra storie e vecchi mestieri

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Oggi ti porto alla scoperta di una nuova porzione della Venezia Orientale: seguimi in questo itinerario a Fossalta di Portogruaro.

La nebbiolina aleggia sui campi spogli, pare l’alito della terra che condensa a contatto con l’aria fredda dell’inverno. Sugli alberi le ultime foglie gialle, ormai tendenti al marrone, si staccano dai rami scheletrici e vanno unirsi al tappeto umido che ricopre viali e prati.

Anche in questa stagione che pare così poco amichevole il paesaggio del Veneto Orientale conserva un proprio fascino ed una personalità unici che lo rendono degno di nota. Basta un cielo velato o un flebile raggio di sole per darci il coraggio sufficiente di andare in esplorazione e scoprire un nuovo pezzetto del nostro territorio. Questa volta vi accompagno nei dintorni di Fossalta di Portogruaro che – forse – potranno sorprendere molti di voi.

Itinerario a Fossalta di Portogruaro

Il fascino di Fossalta non è eclatante: non mostra un passato di importante città romana come la vicina Concordia Sagittaria, né tanto meno vanta i pittoreschi palazzi veneziani decorati della sorella Portogruaro. Ma chi ha occhi curiosi si può imbattere in luoghi che raccontano storie sorprendenti, o conoscere personaggi eccentrici che hanno lasciato il proprio segno nella storia locale e nazionale.

Il museo etnografico di Fossalta di Portogruaro.

A Fossalta di Portogruaro è conservato un pezzo importantissimo della storia contadina locale e noi iniziamo da lì. Un po’ defilato, sulla strada che da Portogruaro conduce al centro della città, c’è il Museo Etnografico. Fondato nel 1990 da un gruppo di volontari, il museo raccoglie e conserva la memoria più recente del territorio, ma anche quella più facile da dimenticare: è un vecchio stabile pieno zeppo di oggetti che raccontano pezzi di vita di nonni e bisnonni che tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento vivevano in queste aree dedite all’agricoltura.

Superato il porticato esterno stipato di mezzi agricoli, accediamo all’area interna suddivisa in quelle che tipicamente erano le zone che caratterizzavano le grandi case contadine del passato: la stalla e l’aia, la cucina con il grande focolare in cui si rimestava la polenta nel paiolo, la camera da letto, la cantina con tini e botti e la soffitta in cui si allevavano i bachi da seta. Non mancano poi le aree dedicate agli antichi mestieri come il fabbro, il calzolaio, la sarta e lo scalpellino, e la scuola.

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Gli oggetti sono frutto di donazioni ma anche di vere e proprie spedizioni effettuate dai volontari dell’associazione nelle vecchie case in fase di demolizione della zona, ricerche che hanno permesso di salvare non solo utensili, ma anche travi, mattoni e pavimenti d’epoca.

museo etnografico fossalta

Le ricostruzioni delle stanze e gli oggetti accatastati rendono l’atmosfera così realistica che la sensazione di fare un salto indietro nel tempo è intensa: riconosciamo sorpresi strumenti che ormai non fanno più parte della nostra vita quotidiana ma che appartengono a ricordi lontani, ricordi di infanzia che la calda voce dei volontari del museo, che volentieri accompagnano i visitatori nell’esplorazione delle stanze, rendono ancora più realistica e piena di sentimento.

Maggiori informazioni sul Museo Etnografico di Fossalta di Portogruaro sul sito del comune.

Alvise Mocenigo e il sogno di una città ideale.

Lasciatoci alle spalle il Museo Etnografico (che vi ricordo essere visitabile solo la domenica) e con ancora in mente gli aneddoti della vita di inizio secolo nella campagna veneta, ci spostiamo di pochi chilometri e continuiamo il nostro itinerario a Fossalta di Portogruaro proseguendo fino ad Alvisopoli, che ci accoglie con la sua familiare barchessa tinteggiata di rosso.

alvisopoli

Quella che oggi è una piccola frazione, agli inizi dell’Ottocento non esisteva se non nella mente geniale del conte veneziano Alvise Mocenigo che, in questi terreni bonificati di proprietà della sua famiglia, decise di fondare una città. Ma non una città qualsiasi, doveva essere un nucleo abitativo completamente autosufficiente, la cui progettazione non doveva venir lasciata al caso: una città ideale.

Così Alvisopoli – così chiamata in nome del suo creatore – venne dotata di una villa padronale, di case per i mezzadri, di una chiesa, una farmacia e un’importante tipografia, e poi ovviamente dei fabbricati atti a lavorare i prodotti della terra (mulino, risiera, fornace…). Tutto intorno la campagna produttiva veniva coltivata per fornire i prodotti utili alla sussistenza.

alvisopoli

Il sogno geniale di Alvise purtroppo rimase incompiuto ma questo non rende meno intensa la nostra emozione nel vedere concretizzata nel nostro territorio un’idea così d’avanguardia per l’epoca.

Ci dilunghiamo ancora un po’ nei pressi della barchessa per concederci una passeggiata nell’Oasi del bosco di Alvisopoli, protetto e gestito dal WWF, che sorge proprio lì accanto, prima di dirigerci verso la prossima ed ultima tappa del nostro itinerario di oggi.

Ippolito Nievo e il castello di Fratta.

Stretti nei nostri cappotti e avvolti nelle nostre sciarpe andiamo incontro all’ultima delle storie che per oggi Fossalta di Portogruaro e i suoi dintorni ci racconteranno. Siamo nella piccola frazione di Fratta e questa volta la storia proviene da una voce d’eccezione, quella dello scrittore Ippolito Nievo che in questo luogo trovò l’ambientazione ideale per il suo romanzo “Confessioni di un italiano”.

Nel libro i due protagonisti Carlino Altoviti e la Pisana abitano nel Castello di Fratta che purtroppo oggi non esiste più, e a dirla tutta non esisteva già più nemmeno all’epoca in cui Nievo scrisse il suo romanzo; lo scrittore visitandone il sito trovò solo ruderi ma si lasciò comunque ispirare da questi luoghi.

Quello che ammiriamo noi oggi qui è il sito in cui il castello sorgeva e, accanto ad esso, il Cortino, la struttura rurale padronale che è l’unica superstite dell’insediamento del castello. Nel Cortino Stanislao Nievo, pronipote di Ippolito, ha voluto allestire il Museo letterario Ippolito Nievo nel quale sono raccolti oggetti e manoscritti appartenuti allo zio.

Dopo una visita al Cortino (aperto solo la domenica) e una passeggiata nel suo parco, l’ideale sarebbe terminare la nostra gita alla scoperta del nostro bel territorio sgranocchiando castagne e scaldandoci le mani con un vin brulé. Fortunatamente dalle feste patronali – come San Martino a Latisana e la fiera di Sant’Andrea a Portogruaro – ai mercatini in attesa del Natale (ce ne sono tanti, solo per nominarne alcuni Morsano al Tagliamento, Bibione, Caorle, Lignano Sabbiadoro e Portogruaro) abbiamo solo l’imbarazzo della scelta… Lasciamoci guidare dal profumo delle castagne abbrustolite e scopriamo nuovi angoli di Veneto Orientale!


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