Pulau Ubin, l’isola da riscoprire a Singapore

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Sono andata a Pulau Ubin per cercare una Singapore alternativa, un angolo poco turistico di una nazione che sembrava voler guardare solo al futuro; quello che ho trovato in quest’isola é consapevolezza di quanto sia importante mantenere salde le proprie radici culturali.

Quando penso a Singapore mi vengono in mente palazzi moderni, parchi verdissimi, strade curate e pulite, skyline luccicanti, un mix di culture distinte ma al contempo ben amalgamate. Questa é Singapore oggi: tecnologica, all’avanguardia, ordinata e qualche volta asettica. Ma com’era Singapore prima di diventare il centro economico di oggi? La risposta a questa domanda si può cercare a Palau Ubin, isola a nord della città e al confine con la Malesia.

Pulau Ubin: un’enclave naturalistica

Pulau Ubin é un’isola poco distante dall’aeroporto internazionale di Singapore situata nell’estrema periferia della città, relativamente vicina ma al contempo abbastanza lontana dal centro nevralgico dell’economia singaporiana. L’isola in quanto tale é rimasta avulsa da quel processo di modernizzazione che ha coinvolto il resto della nazione, mantenendo pressoché intatti habitat naturali, microclimi e modi di vivere della popolazione locale.

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Oggi l’isola rientra in un progetto del governo volto a salvaguardare non solo il lato naturalistico ma soprattutto quello culturale di Singapore, valorizzando i vecchi villaggi dove si vive ancora in comunità.
L’isola di Pulau Ubin é contemporaneamente una zona naturalistica protetta in quanto parco nazionale ed un’area nella quale si tenta di preservare l’identità culturale locale che si sta inevitabilmente perdendo a favore dei naturali processi di globalizzazione. Attraverso il lavoro di volontari si sta riqualificando l’area per sfruttarla ad uso turistico rendendola una meta appetibile per chi cerca una pausa slow lontano dalle luci della città, maggiori informazioni sul progetto qui.

Come arrivare a Pulau Ubin da Singapore

Arrivare sull’isola é abbastanza semplice da Singapore: si può prendere il bus n. 2 fino al capolinea Changi Village oppure prendere la metro verde fino alla fermata Terah Merah e da lì il bus n. 2 sempre fino al capolinea Changi Village (quest’ultima scelta é la più rapida).

Al terminal dei traghetti del Changi Village situato non molto distante dall’aeroporto Changi International si attende in una sala d’attesa di formare un gruppetto di 12 persone che desiderano raggiungere Pulau Ubin. Infatti, fino a che non si raggiunge il numero di minimo di 12 persone necessario a far salpare la bumboat, la barca che porta fino all’isola, non si parte. Può sembrare assurdo ma i marinai sono abbastanza inflessibili a riguardo.

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Il costo del viaggio a persona é di 3$ e la durata del viaggio è di 10-15 minuti e le bumboat circolano tutti i giorni dall’alba al tramonto.

Se volete partire a tutti i costi pur non avendo raggiunto il numero minimo di passeggeri potrete comunque pagare la differenza mancante per raggiungere la quota di 36$ totali (questa informazione potrebbe esservi utile soprattutto al ritorno).

Visitare Pulau Ubin

Approdati sull’isola abbiamo trovato un ambiente molto tranquillo: percorso il pontile e raggiunta la terra ferma vi consiglio di raggiungere lo stabile sulla destra, un centro informativo dove trovare indicazioni sull’isola, sulla sua storia e la natura che la caratterizza.

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Dopo essersi fatti un’idea del luogo in cui ci si trova e di dove si vuole andare si può proseguire a sinistra del pontile dove si incontra il centro abitato dell’isola: poche case decadenti trasformate in altrettanti noleggi biciclette. L’isola infatti non è grandissima, le automobili sono pressoché inesistenti e il modo migliore per muoversi è a piedi o in sella alla bicicletta.
Il noleggio bici costa tra i 5 $ e i 10$ a seconda della tipologia di bici noleggiata, in ogni caso per esperienza posso dirvi che anche la bici pagata di più potrà presentare qualche problema: freni poco funzionanti, cambi rotti, sella scomoda o mezza storta. Il consiglio ovviamente è quello di provare la bici prima di fiondarvi nell’esplorazione dell’isola in modo da farvela cambiare subito nel caso presenti qualche problema.

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La parte più interessante di Pulau Ubin é quella orientale: mentre nella parte occidentale ci sono pochi punti di interesse e molti luoghi sembrano (o sono) abbandonati, seguendo la direzione Wetlands si nota una maggiore cura al turista con cartelli informativi ed aree in corso di rivalutazione.

Ciononostante, inforcate le nostre bici io e Raffaele ci siamo diretti sul versante orientale dove abbiamo pedalato pressoché indisturbati seguendo l’unica via asfaltata dell’isola. Da subito ci siamo imbattuti nella Butterfly Hill, una piccola collina con gazebo panoramico abitata da numerose e colorate farfalle; qui tra le fronde degli alberi ho intravisto, attratta dai loro versi,  anche degli uccelli variopinti che non ho saputo riconoscere ma che mi hanno dato un primo assaggio della varietà di fauna presente a Pulau Ubin. Proseguendo oltre abbiamo incrociato altarini dove bruciava l’incenso, un affascinante cimitero cinese che sembrava (o forse era davvero) abbandonato, un villaggio fantasma e un bike park (nel quale però non ci siamo addentrati).

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L’atmosfera da queste parti era davvero surreale, anche perché sembrava proprio che oltre a noi nessun altro turista avesse pensato di dirigersi in quella parte di Pulau Ubin.

Ci siamo fermati a fare qualche chiacchiera in inglese e a chiedere informazioni a dei ragazzi che avevano appena terminato un’uscita in kayak e che stavano riponendo i loro attrezzi: abbiamo scoperto che erano degli studenti dell’università che venivano regolarmente nell’isola a praticare kayak nell’ambito dei loro corsi extracurricolari, che il villaggio abbandonato che avevamo incrociato durante la nostra esplorazione era in realtà un villaggio costruito dal governo di Singapore anni prima per riallocare la popolazione locale che nell’isola viveva in villaggi in condizioni igieniche molto precarie.
Oggi i membri più anziani della comunità sono passati a miglior vita, i bambini diventati ragazzi si sono spostati in città per studiare e lavorare e a Pulau Ubin sono rimasti davvero pochi. Il governo si è reso conto dell’importanza di preservare la cultura Malay originaria di queste aree perciò ha avviato dei progetti di salvaguardia.

Un po’ più consapevoli di quel luogo e del perché molto intorno a noi sembrava abbandonato abbiamo proseguito sul versante orientale di Pulau Ubin seguendo le indicazioni per Wet Lands. Quasi subito ci si imbatte nel Sensorial Trail, un sentiero che comincia accanto a un laghetto e prosegue nella foresta fino a sbucare in una spiaggia riparata, facile da percorrere sia a piedi che in bicicletta. Continuando oltre si arriva al Fruit Orchard, un giardino nel quale sono stati piantati alberi da frutto nell’ambito di un programma di rivalutazione delle specie arboree che caratterizzano l’area di Singapore.

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Bande di scimmie che si muovono in gruppo come gang pericolose saltano da un albero all’altro, vanno alla ricerca di cibo ed urlano come pazze, la strada asfaltata dopo un po’ lascia spazio a quella accidentata per cui non saprei dire se è meglio raggiungere le Wetlands in bici o preferire una passeggiata a piedi (se scegliete di raggiungerle in bici al noleggio richiedete un lucchetto per sicurezza!).

Le Wetlands sono una zona umida tra mare e terra. Qui è possibile passeggiare lungo una passerella di legno sospesa sull’acqua per circa 1 km e, tornati sulla terraferma, attraversare una palude di mangrovie.

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Cosa mi ha più entusiasmato di questa gita a Pulau Ubin: gli animali selvatici che abbiamo avvistato! Come detto sopra abbiamo visto farfalle e uccelli tropicali neri, bianchi e gialli con un becco pronunciato, abbiamo visto molte iguane (alcune più grandi e altre più piccole) attraversarci la strada e spuntare dall’acqua (ero un po’ spaventata della possibile presenza di coccodrilli ma mi hanno rassicurata che qui non ce ne sono), un cinghiale e tanti macachi.

Se amate la natura e vi va una piccola pausa dalla città una visita a Pulau Ubin potrebbe essere memorabile!

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